La casa non è solo un bene da comprare o da riempire. Essa è costruita su fondamenta che si ancorano alla terra, in un luogo che ci tiene legati fin da bambini e al quale spesso facciamo ritorno tutte le volte in cui ci allontaniamo per molto tempo, o sentiamo il bisogno di riappropriarcene. La casa dunque è il posto in cui ci riconosciamo, troviamo la nostra identità; ma cosa accade se improvvisamente questa ci viene tolta? Magari non a causa di eventi naturali ma per questioni politiche, razziali o religiose di cui potremmo faticare a capire il senso? Il legame con la nostra casa e la nostra terra è profondo tanto da farci sentire perduti quando questo si interrompe bruscamente.
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Visto da questa angolatura, il c.d. “esodo istriano” ritorna quanto mai attuale, in un momento storico in cui una fetta dell’umanità sembra scontrarsi nuovamente con quella scelta.
Da intervista a Marco De Rossi sul laboratorio “Luoghi, identità e cammini di esuli”
L’evento storico degli esuli Istriani Giuliani e Dalmati, commemorato nel Giorno del Ricordo, rappresenta in modo chiaro la rottura improvvisa del legame con la propria casa e la propria terra. Oltre le tinte forti della violenza che hanno contraddistinto quel periodo, fatto di intimidazioni, torture, sparizioni e morte, quel fatto è soprattutto una storia che racconta di una scelta obbligata tra due sole alternative: restare o partire? Trattenere le cose care o lasciarle andare?
Su impulso dell’Amministrazione del Comune di Salzano, proprio attorno a questo tema, abbiamo coinvolto le classi terze della Scuola Secondaria di primo grado D. Alighieri in un laboratorio di Educazione alla Teatralità intitolato Luoghi, identità e cammini di esuli. Un percorso che, partendo dalla sensibilizzazione degli studenti alla vicenda storica dell’esodo istriano-giuliano-dalmata, ha mirato ad essere spunto di riflessione sul legame tra identità e luoghi, sulla connessione che ciascuno di noi sviluppa con i posti in cui cresce e nei quali matura costruendo la propria persona, e sugli effetti che un esodo forzato può avere sulle nostre vite, coinvolgendo gli aspetti più profondi del nostro vissuto.
Gli studenti hanno compiuto un viaggio nelle storie degli esuli istriani e successivamente si sono immersi nella costruzione con la carta pesta di una maschera che rappresentasse la loro scelta. Restare o partire?
L’esperienza poi è stata tradotta nel corpo sperimentando l’utilizzo della maschera neutra e il movimento che da essa ne nasce, creando una performance collettiva costruita nel qui ed ora che ha permesso ai ragazzi e alle ragazze della classi terze medie di confrontarsi tra emozioni, idee ed opinioni attraverso l’esplorazione e la condivisione dei loro vissuti.
È stato emozionante osservare le potenzialità espressive e artistiche di ciascuno, lontane dalle dinamiche di valutazione e giudizio, un’opportunità per prendere coscienza che attraverso l’arte teatrale è possibile unire punti della nostra storia che ci sembrano lontani e dare un significato ad eventi che ci permettano di leggere il presente, proponendo un’esperienza estetica e fuori dal comune. In questo la Scuola è un terreno di grande sperimentazione e percorsi di questo tipo ne sono la dimostrazione continua.
Marco De Rossi